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martedì 8 giugno 2010

dal barbiere

racconti di vita in Calabria


Salone. C’è scritto sulla porta del barbiere. I caratteri gotici sono sbiaditi, consumati dal sole e dalla pioggia; avranno una cinquantina d’anni come pure le poltrone con le pedane di ferro tipo grata e il poggiatesta con l’incavo per il rotolo di carta igienica.
Nella bottega il solito calendario con le donnine succinte e poche persone fanno compagnia al barbiere. Anche l’impianto elettrico, nonostante la legge sull’antinfortunistica, ricorda gli anni del dopoguerra. Qualche immagine sacra attorno agli specchi e l’immancabile discussione di politica maschilista sulle donne:

“…ai miei tempi, ricordo quando arrivavano le donnine dei bordelli… bei tempi quelli, almeno c’era pulizia, il servizio sanitario controllava periodicamente le case di tolleranza… mi ricordo che con 50 lire si entrava, si pagava l’ingresso! E poi, entravi, guardavi e sceglievi ma potevi anche stare lì a non fare niente, stavi nel salone e passavi ‘na serata con gli amici. Sì si mi ricordo quel casino vicino ai mercati, lì arrivavano le più belle, quelle con classe… la sera prima si facevano il giro sul corso e poi prendevano servizio. Sì sì me le ricordo pure io però quelle costavano 500 lire oltre l’ingresso! Roba buona roba da ricchi!
Oh ma sapete che ho sentito dire che pare che Berlusconi voglia ripristinare le case chiuse? Ma va va sempre cazzate spari tu! No no ve lo giuro lo sentito dire al bar…
Ceerto che se fosse vero… lui sì che se ne intende!

(segue: la provvidenza)

domenica 30 aprile 2017

Sospendiamo il tempo. Parliamone

 Cambia-menti epocali e...

NOSTALGIA.

Non ci sono più le stagioni di una volta. Si sente spesso questa frase e a volte anche in maniera inusitata anche in riferimento alla qualità della vita, ai sapori e agli odori. Alla natura ormai inquinata dall'azione dell'uomo.

È vero! Un tempo non esisteva il concetto dell'emergenza rifiuti. I bidoni e gli utensili di plastica non esistevano fino al dopoguerra. La plastica ha invaso l'ambiente subito dopo. Quando l'industria, con gli scarti del petrolio, iniziò a invadere i nostri bisogni suggerendo, con pubblicità mirate, le possibiltà d'impiego degli utensili.
Fù gioco facile. Come non apprezzarne la leggerezza, la durata di una bacinella di plastica? Delle brocche e dei boccali? Dei piatti di plastica e delle posate. Dei bicchieri!

Ma questo è niente se paragoniamo i criteri adottati dai contadini per fare crescere cereali, ortaggi e frutta, che, condizionati dai mercati e dai vari passaggi della filiera, si adattano a ciò che offre l'industria chimica. Il concime organico, lo stallatico, è surclassato dal concime chimico perché da risultati immediati e rende bello il prodotto.

Beh, forse abbiamo disatteso i tempi della natura. L'abbiamo forzata. Abbiamo sperimentato l'incesto transgenico per rendere robuste le colture e gli allevamenti. Difficile, a questo stadio non essere assaliti dalla nostalgia e dal ricordo dei sapori di una volta. Dalla discarica vuota perché c'era ben poco da buttare.

Con la raccolta differenziata, in alcune zone, dal centro italia in su, i barbieri non radono la barba col rasoio da taglio, non usano le lamette perché sono considerate materiale sanitario, quindi caro da smaltire. Come si fa a non essere nostalgici del vecchio rasoio che il barbiere affilava sulla striscia di cuoio appesa affianco al lavello e lo puliva lasciando la schiuma sulla schedina del totocalcio?

E' vero. I ricordi, spesso, fungono da anestesia contro il presente, ci aiutano a superarlo e, ad accettare l'ineluttabile progresso ...

sabato 23 gennaio 2016

Noi che costruivamo le maschere con la carta

(l'apriscatole culturale)


Nel giro di qualche decennio siamo passati dal produrre poco e, tutto sommato, in sintonia con gli eco sistemi al produrre indiscriminatamente moltissimo inquinando il suolo terrestre e l'atmosfera.

Persino il barbiere riciclava le schedine del totocalcio vecchie. Le metteva sulla mensola davanti alla poltrona e quando doveva pulire il rasoio vi spalmava sopra la schiuma da barba appena tolta dal viso del cliente. E che dire del fruttivendolo o del pescivendolo che incartavano la mercanzia nei giornali dei giorni precedenti?
"maschere di carta"

Poi vennero gli anni di plastica e le industrie iniziarono a stampare persino i recipienti destinati a contenere gli alimenti e gli artisti fecero assurgere gli oggetti ad opere d'arte.

Eppure, come era bella la semplice quotidianità dei primi anni sessanta quando ancora sapevamo costruire i giochi e ci impegnavamo creativamente nell'assemblare i vestiti e le maschere per carnevale con i pochi mezzi che avevamo a disposizione.
Le maschere prendevano forma gradatamente da scatole di scarpe e da semplici fogli di giornali e dalle pagine dei quaderni.

Le maschere avevano forme diverse, spesso condizionate dalla disponibilità dei fogli di carta che si possedevano.
Il simbolo dell'infinito tracciato su due facce di foglio di quaderno si trasformava nella maschera di zorro e un ramo reciso opportunamente trattato diventava una spada.

Il carnevale e le altre festività erano una corsa felice verso la creatività affiancata e stimolata dai genitori e dai fratelli più grandi. E oggi?

sabato 2 ottobre 2010

usa e getta, consumismo industriale

aore12
Gino Bramieri, testimonial moplen


LA PLASTICA!


Negli anni del boom economico il mercato dei consumi veloci si arricchisce di  nuovissimi ritrovati industriali derivanti dal petrolio che sostituiscono alcuni prodotti ferrosi.
Sorgono numerose industrie di trasformazione e nei negozi s’iniziano a vedere oggetti dalla foggia familiare, allegri, colorati; utensili, casalinghi costruiti con materie plastiche, leggeri, economici e pratici.

Chi non ricorda la pubblicità del simpaticissimo Gino Bramieri “signora guardi ben che sia fatta di moplen!” quando faceva da testimonial a utensili, costruiti con termoplastiche, leggeri, robusti e dai prezzi contenuti? La praticità d’utilizzo e la durata, fece sì che molti artigiani, come gli stagnari, iniziassero a intraprendere vie di diversificazione lavorativa. Anche gli utensili del barbiere, rigorosamente in acciaio temperato, furono soppiantati dalla plastica.
Mario Iannino, la stanza, 2007
Dennis Oppenheim, installazione, parco archeologico, 2009, Catanzaro
Insomma vi fu davvero una rivoluzione innovativa negli usi e nei consumi di molti artigiani e no; oggi, il barbiere, non affila più la lama del rasoio alla striscia di cuoio, appesa affianco allo specchio e lo stagnaro non riveste gl’interni di vasche e caldaie con lo stagno.
Gli anni 60, tra le altre rivoluzioni culturali, danno i natali ai cosiddetti prodotti di largo consumo “usa e getta”, che, una volta utilizzati e, consumati, penso ai rasoi per la barba, diventano inservibili, non riparabili. il loro ciclo vitale è esaurito! da ciò la definizione usa e getta coniata negli “anni di plastica” in virtù del fatto che ebbe inizio l'era dei prodotti a derivazione chimica del polipropilene isotattico.

I prodotti chimici dell’industria plastica assumono connotati differenti nella concezione intellettuale degli artisti e nell’immaginario comune. I primi, nel contestare l’invasione massiva dei prodotti ne denunciano l’esasperante quanto inutile uso. La denuncia culturale, diventa momento di lavorio trascendentale, gioco creativo che annulla e sovverte l’utilità oggettiva iniziale del manufatto ed entra a far parte dell’universo artistico contemporaneo.

I secondi, vale a dire i consumatori, nell'adoperare i prodotti, implementano industria, produzione e smaltimento, spesso condizionati dalla pubblicità delle case costruttrici piuttosto che dalle esigenze e dai bisogni reali.

martedì 18 gennaio 2011

vizi e virtù dei grandi uomini: l'orgia del potere

L’orgia del potere.
©archivio M.Iannino
courtesy: M. Iannino, 2010, caos,
ovvero, l'orgia del potere

Solitamente i grandi uomini a capo di organizzazioni politiche, aziendali o altro, sono caduti e continuano a cadere appena scoperto il loro punto debole.

La storia, ma anche la cronaca, ci insegna che basta trovare il tallone di Achille, vale a dire: la debolezza umana che tutti noi coltiviamo consciamente o inconsciamente e che può consistere in una distrazione o un eccesso dei vizi per cadere precipitevolissimevolmente dal piedistallo della gloria terrena.
Ai nemici basta osservare e sfruttare le cattive abitudini dei grandi condottieri per abbatterli e dissolvere come neve al sole i relativi imperi o organizzazioni.
Persino un boss come Al capone, noto gangster italo-americano, il cui vero nome è Alphonse Gabriel Capone che nasce nel quartiere di Brooklyn, a New York (USA) il giorno 17 gennaio del 1899, da genitori emigranti provenienti da Castellammare di Stabia a due passi da Napoli: la madre è Teresa Raiola, il padre, Gabriele Caponi, fa di professione barbiere (il cognome (Al Capone) è modificato presumibilmente per errore dall'anagrafe americana).
Al Capone, a modo suo aveva un certo carisma ed era amato dalla gente povera anche perché, nella storia di questo famigerato criminale c'è anche un gesto che appare caritatevole: durante la gravissima crisi economica del 1929, in cui milioni di americani soffrono la fame, Capone ordina alle sue aziende che operano nel campo della ristorazione e dell'abbigliamento di distribuire gratuitamente cibi e vestiti ai più bisognosi.
Tuttavia, Al continua nella sua attività malavitosa ma con idee innovative che lo portano verso traguardi sconosciuti alle altre famiglie.
L'idea innovativa e vincente di Al Capone è di investire parte dei ricavati delle attività illegali, in attività legali, separando la gestione contabile malavitosa da quella legale: questa mossa porta alla sua organizzazione rilevanti introiti leciti che coprono quelli provenienti dal commercio illecito dell’alcool e dalle altre attività correlate alla malavita organizzata. Sono gli anni del proibizionismo e Al Capone può tranquillamente controllare la distribuzione e il commercio degli alcolici, grazie alla corruzione degli ambienti politici.
E, nonostante la società e la giustizia americana dabbene, conoscessero le attività, fonti di ricchezza, di Al Capone, non poté operare azioni di contrasto definitive fino a quando alcuni magistrati composero una squadra speciale di super agenti:
Gli intoccabili, agenti super-esperti e incorruttibili funzionari, indagano sulle attività finanziarie di Capone. Spulciano e analizzano ogni più piccolo movimento finanziario sospetto senza arrivare però a nulla perché nulla è direttamente intestato a lui. Al Capone agisce sempre attraverso prestanome. Ma i super esperti sfruttano un piccolissimo errore, un minuscolo foglietto di carta nel quale compare il nome di Al Capone. Il foglio diventa la chiave di volta dell'intera indagine che permetterà di completare un vasto e corposo impianto accusatorio. Grazie al lavoro del pool, Al Capone è rinviato a giudizio per evasione fiscale, con ben ventitré capi d'accusa. è l’epilogo della sua irresistibile scalata al potere terreno.

Ora, ben lungi da associare un gangster a un capo di governo ma pare che anche il nostro Governatore sia rimasto catturato da un filo di lana. A sua discolpa c’è da dire che è caduto, o sta per cadere, nonostante il pdl faccia quadrato attorno a lui, per un vizietto che accomuna la quasi totalità dei maschietti: la passera! E ciò non sarebbe disdicevole se al suo desiderio di pilu (esaudito con discrezione e tralasciando le minorenni, ammesso che fosse a conoscenza dell’età delle ospiti) avesse affiancato le attività di governo e risolto i problemi che attanagliano l’Italia. D’altronde, col consenso che ha all’interno del governo, sarebbe stato semplice creare lavoro, tutelare lo stato sociale dei poveri, dei senza lavoro, dei giovani.
Che dire… dispiace assistere a un simile epilogo.

diceva il saggio:
Se hai la sfortuna di occupare nella società un posto di rilievo trova qualcuno, stai dietro alla sua ombra e opera per il bene di tutti. (cit.)

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