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sabato 6 settembre 2014

Se anche i bagnini fossero dei promotori culturali

Calabria. Ieri e oggi. Storia. Turismo. Luoghi

La ripresa economica in Italia non c'è. E, diciamo la verità, non c'è neanche nel resto d'Europa.

Il boom economico è imploso con l'avvento della politica dell'euro che ha l'assurda, prepotente tendenza di rimettere i conti in ordine laddove la classe politica (che ha consentito ai meno abbienti di coltivare il miraggio dell'uguaglianza e dei diritti allo studio e al lavoro) ha elargito costantemente nel tempo risorse pubbliche in cambio di lavoro e voti.

Il tanto auspicato boom culturale non c'è mai stato. E chi ha ancora qualche soldo da spendere cerca su internet le offerte migliori per fare un fine settimana a prezzi da grandi saldi nei bed & breakfast, negli agriturismo e negli alberghi che, in funzione della crisi, abbattono i prezzi e anche i servizi.

In certi ambienti, gli operatori turistici sono talmente depressi da limitare consigli e suggerimenti ai villeggianti. Capita, quindi, non di rado, di sentire gigantesche corbellerie svolazzare tra gli ombrelloni che, ignoranza a parte, fanno sprofondare ulteriormente l'economia del territorio.

vasche di Cassiodoro. Scorcio, ph dai ruderi della chiesetta di S. Martino, Stalettì, Caminia

Nonostante la letteratura classica e turistica esistente sulle coste calabresi, per esempio, può capitare di sentire argomentare negativamente, con sufficiente apatia, il noleggio di un pedalò o la gita in barca nel golfo di Squillace perché, secondo la villeggiante “non c'è niente da vedere”.

“Non c'è una scogliera. Non ci sono cose da vedere. Non ci sono piattaforme con giochi in mare”.

È vero!, non ci sono giochi in mare ma la signora non sa, e forse non lo saprà mai, di avere fatto perdere al figlioletto un'escursione che, accompagnato da un operatore turistico ben documentato, gli avrebbe fatto vivere mille emozioni e lo avrebbe arricchito culturalmente.

E, rimanendo nella quotidianità del turismo di massa, la signora mamma ha negato al figlioletto la possibilità di stupirsi per i panorami a strapiombo sul mare, scialarsi nel fare il bagno nelle acque cristalline della scogliera dove Cassiodoro praticò il primo allevamento di acquacoltura per sfamare i monaci e gli studenti del Vivariense, prima università europea istituita proprio nella terra dei Bruzi.

Scogli contro i quali s'infransero le navi di Ulisse per risalire, in un secondo tempo, un po' più su, nella terra ferma, dove Ulisse e i suoi marinai costruirono un villaggio con i resti delle navi e vedere un sovrapporsi di popoli e storia nel parco archeologico Scolacium.

Ma non è mai troppo tardi. Confidiamo in un futuro prossimo migliore.

martedì 31 luglio 2012

Calabria natura e sovranatura


La natura non è stata per niente avara con la Calabria ma con buona parte dei calabresi sì!

Tant'è che, poi, l'uomo mette le mani sulla natura e la manipola a suo piacimento, la violenta per perseguire un suo personalissimo concetto di bello o pratico a discapito di paesaggi e beni architettonici vista la sovversione che genera nella storia e nei luoghi contaminati dalla sua barbara azione.
È come se la natura avesse adottato una sorta di compensazione naturale nei nostri confronti.

Anche se splende quasi sempre il sole sulla terra e sul mare di Calabria non sempre illumina tutto e tutti.
Le zone d'ombra continuano a rimanere tali anche quando sono evidenziate spassionatamente da persone comuni, semplici testimoni non illuminati da natura divina, ma, in quanto osservatori disincantati del fare dell'uomo, sia esso cittadino comune o dirigente che si avvicenda al timone del governo del territorio e, di conseguenza, delle menti.

Sembra che un sortilegio antico condizioni le scelte importanti e soggioghi i capitani calabresi. Come spiegare altrimenti la nutrita squadra di politici, calabresi e no, eletta in regione che si è spesa solo in minima parte per emancipare la Calabria dal giogo dell'ignoranza e del sottosviluppo economico e culturale?
Gasparri, Sgarbi, questi alcuni nomi stranieri noti che hanno pescato e continuano a farlo nell'elettorato calabrese; la lista sarebbe molto lunga, meglio soprassedere e limitare i ricordi e i danni a queste due personalità che continuano a farsi vedere e sentire in prossimità delle elezioni.

Sgarbi no! Lui è una presenza costante vista l'amicizia con alcuni dirigenti locali e nazionali. Tra questi, Mario Caligiuri, al quale il presidente Scopelliti ha affidato la gestione di un importante assessorato regionale quale quello della Cultura.

Caligiuri è un “assessore tecnico”. Niente da eccepire nei suoi confronti. Ha persino istituito, quando era sindaco di Soveria Mannelli, l'assessorato all'”Ovvio” con delega al fine intellettuale Giordano Bruno Guerri e fece anche registrare da Chiambretti un singolare gingol per la segreteria telefonica comunale che recitava grossomodo così: risponde la segreteria del comune... se avete lamentele rivolgetevi ad altro comune, noi facciamo le cose per bene. Noi non sbagliamo mai!

Sgarbi, beh, Sgarbi ormai lo conosciamo bene. Lui ama sbraitare. Accusare. Offendere chi la pensa diversamente da lui. E lo ha ribadito alla bit di Milano nello stand dedicato alla Calabria. Lì si è esibito in uno dei suoi show. Se l'è presa con Loiero ed ha osannato Scopelliti. Ha accusato il primo di trasformismo, come dargli torto?, ma non ha ricordato le cose buone che lui ha fatto quando era alla guida della regione Calabria; una tra tante, il valente corto di Wim Wenders, dal titolo “il volo” che racconta una breve storia d'immigrazione e accoglienza, spot validissimo per quanto concerne l'immagine della Calabria sociale.

Ecco, forse avrebbe fatto meglio, Sgarbi, a ricordare le cose buone e sbagliate di tutti i governatori. Non essere di parte, ma valutare con equanimità la storia recente, i fatti, i problemi che ancora opprimono la Calabria, suggerendo magari soluzioni.
Questo mi sarei aspettato da un uomo di cultura.

mercoledì 25 luglio 2012

Calabria, Roccelletta, dopo Staccioli, Buren

Roccelletta di Borgia: l'imene di Buren sull'ovale della basilica
L'imene dada color sanguigna di Daniel Buren più che rimarginare antiche e recenti ferite subite dalle rovine situate nel parco archeologico della Roccelleta inquieta!
Simile al rito tribale dell'infibulazione, il rossastro imene di plexiglas ingabbiato col ferro; posto lì, sull'ovale della basilica, al posto della spavalda meridiana in ferro che nella edizione dello scorso anno penetrava lo spazio, è uno sberleffo. Un insulto! Non un'azione dada, visto il prezzo.

E se, per alcuni, entrambe le azioni sono attuate per “conservare” una illegittima e infondata autorità sui tempi sacri degli amori terreni, (pare che il rifacimento chirurgico di un imene costi attorno ai 4.000 euro) per le donne di una certa cultura è, ancora adesso, logico sottomettersi al rito della “conservazione intima” tant'è che sono le donne anziane della stessa famiglia a praticare il raschiamento delle labbra vaginali delle fanciulle così da tutelarne l'illibatezza fino al matrimonio.
Usanze barbare! Grideremmo noi occidentali. Pronti a scendere in piazza, gridare, scrivere parole di fuoco contro l'inciviltà a favore della tutela del tempio sacro come facevano un tempo le femministe che gridavano nelle piazze: la f... è mia e la gestisco da me!

E la terra? La storia? La Calabria, perchè non le sentiamo nostre?
Perchè lasciamo ancora che le cose accadano nel silenzio? Per paura o speranza? Paura di chi detiene il potere nella speranza che qualcuno si ricordi di noi indigeni. Noi calabresi testoni! Noi caproni che non capiamo niente. Noi che non sappiamo disinnescare i saperi confezionati da una miriade di falsi artisti poeti eroi. Noi, siamo, all'occorrenza, fiancheggiatori e fiancheggiati.
Ma c'è anche chi non ci sta! Non ci sta per amore verso una terra che non merita dirigenti simili.
Queste semplici motivazioni spingono a scrivere caparbiamente quanto osservo.
E con caparbietà continuo a scrivere contro le azioni incomprensibili di una classe dirigente attenta solo alle clientele, agli amici, ai pacchetti preconfezionati dalle lobby che governano il mercato dell'arte.

Niente di personale contro Daniel Buren che, dopo aver contestato il mercato, si è lasciato fagocitare dal sistema.

martedì 24 luglio 2012

Buren e il paraculT nell'Area Magno Greca di Borgia

PARCO ARCHEOLOGICO ROCCELLETTA DI BORGIA.

                                  Intersezioni 7. Che il Re sia nudo?






Daniel Buren, il francese che non disdegna le scenografie a strisce bianche e verdi è seduto ad una delle panchine del Parco Archeologico di Roccelletta di Borgia.
S'intuisce che è lui perché parla al telefono in francese mentre gli operai imbragati sui muri della basilica di origini bizantine dedicata a Santa Maria installano le finestre da lui ideate. Lo scintillio che produce l'elettrodo della saldatrice a contatto col ferro è quasi impercettibile nell'assolata giornata calabrese. Difficile stare con la testa all'insù e tentare di seguire i lavori quando il sole ferisce gli occhi.


Oltre la basilica, nell'anfiteatro, un muro di legno puntellato con travi e tenuto in equilibrio da una quantità enorme di sacchi pieni di sabbia (?) divide in due l'area dell'anfiteatro, pronto a contenere le superfici specchianti.

Alle mie spalle, nella spianata del foro romano, monconi cilindrici coperti con del cellofan scuro fanno pendant coi resti delle colonne magno-greche, testimoni, queste sì, della storia dei popoli che hanno contaminato il suolo calabrese.

Daniel Buren. Con le sue installazioni in legno a strisce o specchianti è approdato anche in Calabria!
Alcune risultano funzionali, specie per chi è stanco ed ha la necessità di ritemprarsi all'ombra dei secolari ulivi.

Altre installazioni necessitano di citazioni e assiomi dotte, quelle che gli “storici dell'arte” adoperano per conferire spessore alla loro alte disquisizioni, considerando che, difronte alle vetrate della Basilica, un bimbo pone interrogativi legittimi ai genitori in visita e non smette di chiedere “perché”: “perché mettono le finestre? A che servono? Sembra di essere tra le rovine a L'Aquila … la chiesa è senza tetto e con i muri rotti e ci mettono le finestre?”
Per illuminarli! Rispondono i genitori. Per dargli un'atmosfera colorata e riportarli ai fasti di un tempo... Papà ma qui è tutto un macello! Esclama il bambino per tutta risposta.

...Il Re è nudo! Lo dicono gli occhi dell'innocenza. Gli stessi che sanno emozionarsi, entusiasmarsi davanti ai giochi ingenui che sfociano nei mondi fantastici della creatività.

sabato 14 gennaio 2012

Calabria, dove tutto è cultura


©by mario iannino


Pochi fotogrammi per significare le bellezze naturalistiche della Calabria ed evidenziare alcuni aspetti salienti delle sue origini storiche. Il resto è da vedere in prima persona. Ovviamente le proverbiali peculiarità calabresi, quali l'ospitalità e la cucina tipica mediterranea, tanto per ricordarne qualcuna, non possono essere presenti nel video... sembrerebbe un atto di piaggeria e noi non lo vogliamo! vogliamo essere concreti.

lunedì 24 ottobre 2011

made in Calabria



in questa slide angoli della Calabria, Paesaggi, Arte, Storia, eventi Musicali, Oktoberfest e la passione della VascoRock'nRollShow TributeBand sul palco di Soverato

domenica 7 agosto 2011

Parco archeologico Scolacium, sulle orme dei padri

visione divulgazione e analisi dei saperi

La basilica bizantina dedicata a Santa Maria della Roccella ha mai avuto un tetto?
Considerando la natura architettonica dell’impianto monumentale della basilica di Santa Maria della Roccella edificata presumibilmente nel X, XI secolo nell’area del parco archeologico di Roccelletta di Borgia, il devastante terremoto del 1783, le ruberie e i prelievi operati nel tempo per realizzare nuove costruzioni dagli abitanti locali, con molte probabilità, contrariamente a quanto scritto in alcune guide turistiche o detto da eminenti professori e tra questi Prosperetti che ha sollevato dei dubbi in seno alla presentazione di "intersezioni 6" che quest'anno ospita Mauro Staccioli, a mio modesto parere, la basilica è stata teatro e luogo di culto prima del disfacimento.
L’abside da sola è la risultante di una tecnica costruttiva evoluta che assomma all’architettura bizantina lo studio della propagazione dei suoni. Infatti, l’acustica della basilica è eccezionale grazie alla struttura in mattoni rossi che, chiudendo a cupola, trasforma l’abside in una gigantesca e sofisticata cassa armonica.
aore12blogAltro elemento da contestualizzare nel tentativo di una pur minima analisi in virtù dell’esistente riguarda il tetto della basilica, che secondo alcuni pare non sia mai stato completato a dispetto di quanto si evidenzia dalla lettura delle particolari attenzioni usate nelle rifiniture dei cornicioni, delle pareti e dei resti a testimonianza di una manifattura povera ma ingegnosa.
Il tetto, seguendo la morfologia strutturale potrebbe essere stato costruito con capriate di legno e coperto con tegole di terracotta reperibili in loco, piuttosto che con cupolette simili a quelle della Cattolica di Stilo, edificata anch’essa nello stesso periodo storico ma con misure modestissime rispetto alla basilica di Roccelletta di Borgia.

martedì 12 luglio 2011

dolorose penetrazioni nel parco archeologico

Mauro Staccioli ha un curriculum di tutto rispetto. Basta navigare e aprire il suo sito per avere contezza della sua attività. Nasce nel 1937 a Volterra e si diploma all’Istituto d’Arte nel 1954. Nel 1960 si trasferisce in Sardegna e insegna nella provincia di Cagliari; qui fonda, insieme a giovani artisti e intellettuali sardi, il Gruppo di Iniziativa. Tre anni dopo si trasferisce prima a Lodi e successivamente a Milano dove assumerà l’incarico di direttore del Liceo Artistico di Brera nel 1974/75 e 1978/79 e successivamente del Liceo Artistico Statale di Lovere (BG). Gli inizi della sua attività artistica sono saldamente intrecciati all’esperienza didattica e a quella di intellettuale e politico militante.
Nel 1972 matura l’idea di organizzare una serie di “sculture-intervento” nella sua città natale, Volterra. Sempre dal suo sito apprendiamo che: Staccioli ricerca e genera una “scultura-segno” che nasce dall’attenta osservazione di uno spazio  fisico specifico. L'osservatore si pone davanti ai luoghi come il neofita che intende scoprire nuove frontiere sacrali. Osserva in religioso silenzio sottolineandone le caratteristiche alterandone la consueta percezione così da suscitare domande e  invogliare se stesso e gli altri a trovare possibili risposte. 
Dalla mostra del 1972 prende corpo la manifestazione Volterra ’73 curata da Enrico Crispolti e sancisce l’inizio di un nuovo modo di intendere la scultura che trova completa espressione nella mostra Lettura di un ambiente - realizzata a Vigevano nel 1977 - e, nel titolo stesso, ne formula il principio.

Dopo una serie di mostre, organizzate in gallerie e spazi milanesi (Studio Sant’Andrea, Studio Marconi, Galleria Bocchi) arriva l’invito alle Biennali di Venezia del 1976 e del 1978, anno in cui realizza il Muro, una parete di cemento di 8 metri che ostruisce la visuale del viale d’accesso al Padiglione Italia ponendosi quale segno critico e provocatorio. 
L’artista sviluppa un linguaggio immediato, caratterizzato da una geometria essenziale e dall'uso di materiali semplici come il cemento e il ferro.
Non male come percorso artistico sviluppato e collocato in luoghi consoni.

Quello che lascia un po' perplessi è il metodo con il quale sono state fissate le gigantesche
aore12
composizioni in ferro e cemento in un luogo che porta addosso i segni delle intemperie e degli anni. Tanto per capirci: le mura, anzi quel che resta della basilica di Santa Maria, presentano lesioni trasversali importanti; ciononostante un enorme trave triangolare penetra l'ovale della finestra e va a posarsi nel bel mezzo della cattedrale. 
Osceno!, quasi quanto la violenza usata sugli indifesi. Struttura che diventa Fallo profanatore nella sua staticità pavida piuttosto che ago di meridiana posto a misurare il tempo che scorre. 

Ovviamente, la sola colpa dell'artista (se proprio dobbiamo appioppargliene una) consiste nell'avere installato le sue creazioni in siti che necessitano di cure particolari per essere preservate dalle intemperie e dall'incuria dei vandali.

Per il resto invito quanti amano la storia dei popoli e le loro origini di recarsi nel parco archeologico Scolacium, in Roccelletta di Borgia, per avere contezza della valenza artistica di Staccioli e l'insipienza di quanti hanno pensato e organizzato gli eventi etichettati “Intersezioni”.
Questa è la sesta edizione di “Intersezioni”; che tradotta in soldoni significa una fiumara di denaro pubblico erogato per il territorio ma che, purtroppo, vista la scarsa affluenza e l'esiguo giro di soldi per l'economia locale sembra essere stato speso invano. Solitamente, dopo il primo flop, la gente normale tituba un po' prima di fare il secondo, ma qui siamo ormai al numero 6.
A quale numero intersecante dobbiamo arrivare per non vedere oltraggiato fino all'inverosimile un sito archeologico con radici magnogreche, bizantine, romane, che necessita di interventi seri e mirati come scavi e consolidamenti per poter continuare a testimoniare le origini della cultura

lunedì 11 luglio 2011

intersezioni 6: Mauro Staccioli a Borgia

Due grandi ruote snelle inserite tra gli ulivi del parco archeologico della Roccelletta di Borgia dominano maestose i resti dell’antica Skilletion. Più in là, un gigantesco cerchio, un quadrato con i lati curvi e altre costruzioni geometriche arredano l’area del sito. Non posso fermarmi a dare una più attenta occhiata da vicino. Proseguo e un enorme pannello annuncia la sesta esposizione d’arte al parco archeologico: in allestimento, intersezioni 6 nelle opere di Mauro Stacciali.
Ad essere sincero, non conosco Mauro Stacciali però dalle sfuggevoli cose che ho intravisto suppongo sia un artista “concettuale”, perciò ostico alla cultura massificata che predilige il divertimento: la goduria effimera ma concreta dell’attimo fuggente estivo.
Non voglio dilungarmi oltre. Mi riprometto, invece di andare a osservare con calma e la dovuta attenzione le opere. Specialmente le due grandi ruote che riportano alla mente le vecchie macine, ma, anche le altre opere di grandi dimensioni che popolano i resti archeologici dell’antica colonia greca, in parte, ancora interrata.

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